Senz’altro possiamo dire che nei disturbi del comportamento alimentare sovente si presenta un’esperienza dell’immagine di sé particolarmente frammentata o eccessivamente rigida. Inoltre vi è un’esperienza della dimensione sessuale e pulsionale del corpo sostanzialmente congelata o radicalmente sregolata.
Come riportato nel sito internet della AIDA (Associazione Interventi Disturbi Alimentari), negli snodi decisivi della vita di ognuno, soprattutto nell’infanzia e nell’adolescenza, dobbiamo considerare una doppia difficoltà:
- nella costituzione dell’immagine di sé
- nella soggettivazione della propria esperienza del corpo.
Tale premessa è presente in ogni disturbo del comportamento alimentare in diversi modi.
Le determinanti e le dinamiche che si trovano all’origine del sintomo sono da ricercare nella sensibilità e nella vita particolare di ciascuno.
Disturbi del comportamento alimentare:
Anoressia
L’anoressia dirà Jacques Lacan “non è non mangiare, ma mangiare niente” . Il niente, quindi, è un oggetto simbolico. Ad esempio, attraverso l’oggetto simbolico niente, il bambino può rovesciare la relazione di dipendenza (per il cibo e per le cure) dalla madre. In questo modo è la madre che dipende da lui.
I genitori di ragazzi che soffrono di un disturbo alimentare di solito si trovano in una situazione di scacco. Non sanno cosa fare, non sanno più cosa possono dire o meno senza scatenare l’inferno. Il rifiuto del cibo nell’infante è la prima manifestazione del suo desiderio. L’anoressia è un modo di difesa del soggetto contro l’opacità del desiderio dell’Altro o contro la sua voracità. Spesso, infatti, il bambino si mette in pericolo per interrogare precisamente il desiderio dell’altro: “Mi può perdere?” “Cosa vuole che io sia?”
Il mangiare “niente” e la “preoccupazione mentale” sono la risposta anticipata rispetto all’enigma di un desiderio di sapere che concerne un godimento del corpo (mangiare o altro).
La pratica anoressica spesso prende origine da un’esperienza traumatica. Essa produce, come spesso riferiscono le pazienti, una condizione in cui il soggetto sembra vivere l’illusione di bloccare il tempo. Di fatto, è un trattamento del tempo che permette all’anoressica di evitare l’angoscia, il desiderio, i propri limiti. Oggi più che mai in una società che ci chiede di essere sempre al massimo.
Bulimia
Solitamente la bulimia è l’altra faccia dell’anoressia. Si tratta all’inizio di un modo quasi logico e matematico per trattare l’angoscia. “Mi riempio perché so che poi mi svuoterò” Di solito questo avviene attraverso il vomito o altre pratiche. Il problema è che il soggetto quasi subito perde il controllo sulla situazione e non riesce più a fermarsi entrando in un circuito infernale senza fine. Naturalmente l’angoscia da cui si protegge è sempre soggettiva. Attraverso la pratica psicoanalitica si può giungere a trovare il senso imprigionato della questione che vi soggiace e che porterà ad una soluzione meno mortifera.
Disturbi del comportamento alimentare: Obesità
Il cibo diventa la soluzione per diversi disagi psicologici: può succedere che sia la conseguenza del fatto che non ci si accetta come si è, una risposta alla solitudine, una difficoltà nella separazione quindi di conseguenza può essere uno dei problemi legati all’adolescenza. L’assunzione di cibo comincia come un impulso consolatorio, man mano che si va avanti questo impulso non si riesce più a controllare, scatena senso di colpa che a sua volta viene placato con l’assunzione di cibo. Anche in questo caso la pulsione diventa un circuito che porta a varcare le soglie dell’inferno. Ancora una volta l’uscita è per la via della parola, il terapeuta ci aiuta a individuare i vicoli contorti che ci hanno condotto sulla via del non ritorno, a circoscrivere il sintomo, per poterne fare qualcosa d’altro.